Condivido l'opinione di chi dice che esiste uno stretto legame fra musica e matematica.
Mi chiedo: " La musica è matematica e viceversa?".
Trovo voci di autorevoli musicisti nel panorama della musica del Novecento che parlano di un rapporto di logica ed equilibrio fra le due...e lo condivido. Ma condivido anche la visione più "numerica" per esempio di Pitagora!..Per me la musica è tutto! logica, equilibrio, numero...e la matematica di conseguenza è musica!
Riporto uno spezzone di intervista fatta a Philipp Glass...in cui spiega il senso di equilibrio e logica che le unisce.
Nel 1955 si laurea in matematica e Filosofia (a soli diciannove anni) all’Università di Chicago…quindi inizia dalla matematica ma poi approda alla musica!
-1974 scrive Musica in dodici parti: sterminato lavoro minimalista
- due trilogie: il commento musicale ai film di sole immagini di Godfrey Reggio ("Koyaanisqatsi" , "Powaqqatsi" e "Naqoyqatsi" ), e il ciclo di opere sugli uomini che hanno cambiato il mondo nella scienza ("Einstein sulla spiaggia"), nella politica ("Satyagraha" su Gandhi) e nella religione ("Akhnaten")
Già nei titoli di alcune opere compare la scienza:
-"Einstein sulla spiaggia": opera in cui il librettista è interessato all'immagine popolare della scienza.
-"Galileo": in quest’opera invece, musica direttamente alcuni "Dialoghi" di Galileo, e inserisce anche alcuni esperimenti personali (riprodotti quando andava a scuola). Quello del piano inclinato, ad esempio.
...
Glass:"La gente pensa che la scienza sia arida e astratta, ma quando si vede un balletto di scienziati che ``giocano a palla'' sui piani inclinati, si percepisce un po' del divertimento che si prova a fare esperimenti. E poi, naturalmente, c'è il pendolo…che in fin dei conti è un metronomo"
“ La Matematica e la musica sono linguaggi astratti autonomi che si intersecano parzialmente nel campo delle strutture ritmiche. Soprattutto nella musica tradizionale indiana. Da giovane ho passato molto tempo nell'India del Sud, a studiare con Ravi Shankar, e da lui ho imparato veramente a capire le relazioni fra la Matematica e la musica, il modo di concepire la musica sulla base di strutture ritmiche, invece che tonali. E' cosí che sono arrivato a quello che viene chiamato minimalismo. I calcoli ritmici sui quali si basa la musica indiana possono essere percepiti da tutto il pubblico e diventano un'esperienza fisica. In quel caso le dimensioni mentale, sensoriale ed emotiva formano un tutto unico.
Nella musica occidentale, non sono cosí pronunciate”…e c’è il rischio che la musica diventi troppo concettuale e non più uditiva, come nel caso di PIERRE BOULEZ: anch'egli studia Matematica, e la usa nel suo lavoro…ma quando le cose diventano troppo astratte, perdono la capacità di toccare e muovere le emozioni…la sua è musica concettuale!
Più che minimalista, definirei la mia musica "Musica del processo'', cioè in cui forma e contenuto coincidono: le strutture ritmiche diventano il contenuto. Volendo, si potrebbe anche chiamarla ``musica strutturalista''. Ma questi termini non hanno mai attecchito: era il periodo del minimalismo nelle arti visive, e cosí critici e giornalisti hanno affibbiato anche a noi questa etichetta, che poi ci è rimasta.
Mi definisco un musicista, non "matematico'', ma "logico''. La logica era la parte della matematica che mi interessava! La gente pensa che sia qualcosa di astratto, ma in realtà non è altro che il modo in cui concettualizziamo qualsiasi cosa. E certamente la mia è una musica logica, nel senso che affida la proporzione e l'equilibrio a strutture razionali ben definite.
Anche nella Matematica ci sono emozioni! E la gente in genere non lo sa e non le conosce. E' proprio questo che bisognerebbe riuscire a trasmettere attraverso la musica e il teatro, dove le emozioni sono di casa. Non è facile trovare il modo, ma è ciò che ho cercato di fare trasformando gli esperimenti di Galileo in balletti.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento