Nel medioevo ci si riferisce all’ Ars musica, dove al sostantivo ars, inteso nel senso classico di insieme di nozioni tecniche, teoria; scienza…è applicato l’attributo musica. E’ trasparente l’evoluzione semantica cui ha dato luogo l’espressione antica: da “insieme della conoscenze relative ai suoni” essa è passata a significare prevalentemente le opere prodotte con i suoni, la creazioni concrete, accentuando ed addirittura rendendo esclusivo quell’aspetto pratico che era pur implicito nell’espressione ars musica, ma non ne costituiva il senso primario e abituale.
Restituita ed intesa nella sua area semantica originaria, la musica poteva essere a pieno titolo tra le arti liberali insegnate nel quadriviun, seconda soltanto all’aritmetica, che è la scienza della “multitudo per se”, ossia dei numeri in se stessi, mentre le altre sono scienze della “multitudo ad liquid”, ossia dei numeri applicati. Disciplina matematica dunque la musica; anzi, poiché l’ampiezza dell’aliquid cui i numeri musicali sono applicabili è immensa, essa può rivendicare per sé la preminenza sulle altre arti, quale sorgente di conoscenza universale e chiave di spiegazione del cosmo. Siffatta concezione dell’ars musica era giunta al Medioevo dalla tradizione greco – romana attraverso al mediazione di Boezio, Cassiodoro e Isidoro di Siviglia. E’ comprendibile che solo un ridotto gruppo di privilegiati avesse accesso ad una dottrina così complessa ed astratta; ma solo a costoro competeva di diritto la qualifica di musici. Gli altri quelli addetti alla musica pratica di ogni giorno, quelli che “facevano” musica, erano i cantores. (concetto aristocratico; ricorda Pitagora; sotteso a questa distinzione)
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