sabato 10 maggio 2008

Verso la tonalità

A fine Rinascimento, nasce la scienza moderna.
Storicamente, più o meno, la concezione pitagorica era restata la concezione dominante.
Attraverso personaggi come Agostino e Boezio, la tradizione pitagorica era rimasta la definizione costante per la concezione della musica. Il rinascimento, (anche grazie alla ripresa degli studi pitagorici) si caratterizza per la ripresa delle considerazioni di ordine generale sulla musica.
Come al tempo della scienza greca, tuttavia la riflessione sulla musica si interseca con quella della scienza nascente e riprende un dibattito acceso su quelle stesse questioni – con un diverso livello di concettualità – che già si erano viste circa 2000 anni prima. La maggior parte degli scienziati e dei filosofi che diedero un contributo maggiore alla nascita della scienza furono gli stessi che diedero un grande impulso all'elaborazione della teoria della musica rinascimentale e
post-rinascimentale. In realtà il significato del rapporto tra musica e scienze esatte per quanto riguarda il Rinascimento è ancora poco analizzato. Effettivamente l'irruzione storica della fisica galileiana è talmente importante che spesso tutto ciò che vi ha contribuito passa praticamente sotto silenzio.
La musica antica e medievale era prevalentemente melodica e quando era polifonica considerava consonanze (cioè intervalli piacevoli all’orecchio) solamente la quinta e la quarta.
Nel 1500 avviene una rivoluzione, la terza comincia a diventare sempre più importante per la musica polifonica, la base dell’armonia diventa la triade cioè un accordo composto da tre note: la fondamentale, la terza (maggiore o minore) e la quinta. (cosa sono le quarte le quinte e così via?
se si parte dal do e si conta 5 note compresa quella da cui partiamo, facciamo una quinta)
Ma qual è il problema con quello che avevano fatto i pitagorici?
La scala pitagorica è facilissima da accordare anche su strumenti molto rudimentali e suona abbastanza bene per le melodie e bene per gli intervalli di quarta e di quinta, ma l’intervallo di terza maggiore è dato da 81/64 che è una frazione “brutta” da vedere e da sentire, infatti quella che suona bene all’orecchio di terza è 5/4 e i cori tendono ad accordarsi molto più facilmente sulla seconda frazione che sulla prima sostanzialmente per una questione di armonici
Ma 81/64=1,265625 e 5/4=1,2: la differenza non era enorme ma si sente. Il teorico musicale a cui dobbiamo quest’analisi è il veneziano Gioseffo Zarlino che riscopre, in realtà, il lavoro di 2000 anni prima di Archita che però era stato dimenticato durante il medio evo. Zarlino propone una nuova scala, anzi un nuovo temperamento (così si chiama il modo di accordare una stessa scala) che prende il nome di naturale e in un certo senso è quello giusto, perché è fatto da frazioni semplici e quindi è quello che suona più stabile all’orecchio umano. Dal punto di vista fisico si può chiamare naturale perché è basato direttamente sulla serie armonica e non sulla comodità di accordatura.Ora le triadi costruite sul Do sul Fa e sul Sol sono consonanti in modo naturale, è nata l’armonia moderna. Ma i guai non sono ancora finiti.

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