mercoledì 7 maggio 2008

La modalità

MODALITA’
Termine usato nella teoria musicale occidentale per indicare un particolare sistema organizzato degli intervalli adottati nella pratica musicale. La codificazione di questi sistemi in forma di modelli di scala avviene nella teoria medievale, che li definisce con il termine di modi e li identifica con gli schemi teorici tramandati da Boezio e Cassiodoro che risalgono all’antichità greca.
LA MODALITA’ GRECA ANTICA
Alla base dell’antica teoria musicale greca sta il concetto di TETRACORDO: che, come già detto, designa una successione di 4 suoni in scala discendente compresi nell’intervallo di 4° giusta. Mentre i suoni estremi del tetracordo sono fissi, gli intervalli interni tra le note mutano, creando in tal modo i tre generi fondamentali (diatonico, cromatico, enarmonico). Il genere diatonico, a sua volta, produce, disponendo in punti diversi del tetracordo, il semitono caratterizzante, i tre modi: dorico, frigio, lidio.
ARMONIE: unione di più tetracordi dello stesso modo; sono distinte a loro volta in dorica, frigia, lidia. Secondo i teorici greci, le melodie composte su ciascuna di queste armonie erano contraddistinte da un carattere (ethos) particolare, con effetti propri della’rmonia stesa sulla volontà e sulla psiche umana. Inveretendo l’ordine dei due tetracordi in ciascuna armonia (abbassando il superiore o innalzando l’inferiore di un’ottava) si ottengono, rispettivamente gli ipomodi (dorico, frigio, lidio) e gli ipermodi (dorico, frigio, lidio). Ampliandol’armonia dorica di 2 tetracordi (uno siperiore ed uno inferiore) e aggiungendo una nota, la grave, ne risulta il sistema teleion o sistema perfetto.
MODI ECCLESIASTICI
I modi gregoriani,(ciascuno costituito da una scala diatonica ascendente di otto suoni), derivati chiaramente dalla armonie greche, sono raggruppati nell’actoechos e vengono distinti in autentici e plagali. Essi sono caratterizzati sempre dalla diversa posizione del semitono, che identifica i modi protus, deuterus, tritus e tetrardus, ognuno dei quali dà origine al corrispondente plagale, situato una quarta sotto l’autentico. Nelle melodie gregoriane costruite su questi modi, le 2 note caratteristiche sono la finalis (propria di ciascun modo e comune ad autentico e plagale corrispondenti) su cui si chiude la composizione e la repercussio, attorno alla quale si sviluppa la melodia. Il limite del modo, come estensione è chiamato ambitus.
ORIGINE DEL MODO MAGGIORE E MINORE
La teoria dei modi ecclesistici, già abbozzata nel corsco del 9° sec., resse, pur tra critiche e rielaborazioni, fino al 1500 quando l’affermarsi della nuova sensibilità armonica portò alla teorizzazione di 4 nuovi modi (detti eolio, ionico, ipoeolio, ipoionico) che, dapprima aggiunti agli otto tradizionali (Glareano “dodekachordon, 1547) finirono per sostituirli totalmente.
In seguito rimasero solo il modo ionico ed eolio che corrispondono agli attuali maggiore e minore naturale, gli unici sopravvissuti nella musica moderna, accanto al minore melodico e minore armonico, varianti del minore naturale.

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