La musica nel corso dei secoli, tende a staccarsi dal testo e ad acquistare autonomia. Ma questo processo di emancipazione va di pari passo con una sua più precisa definizione…più i teorici la strutturano, ne codificano regole (logiche acustiche), regolarizzano certe formule , stabiliscono modi di comporre, più sembra acquistare dignità, autonomia, sempre più vicina alla perfezione.
Avviene insomma una sistemazione razionale che si fa sentire anche nelle forme musicali, legate alla letteratura e che devono rispettare schemi precisi di composizione.
Secondo 9° sec: “rinascenza carolingia” (movimento culturale) anche in campo musicale.
Nella trattatistica, la teoria antica si accompagna all’attenzione verso la pratica contemporanea.
Il mondo latino, (Platone, Aristosseno…) tramanda l’analogia tra struttura del linguaggio e struttura della musica di probabile origina pitagorica
“Come le lettere dell’alfabeto sono le parti elementari e indivisibili della voce articolata, da cui sono composte le sillabe, le quali a loro volta compongono i verbi e i sostantivi con cui si forma il testo di un discorso compiuto, così le note sono gli elementi primi della voce cantata, dalla loro combinazione sorgono gli intervalli e dalla combinazione di questi i sistemi musicali”
2 linguaggi analoghi nel funzionamento, nel senso che, come nella lingua così nella musica sono valide alcune determinate combinazioni degli elementi costitutivi: non tutte le note si mescolano in modo ugualmente soave e non in qualsiasi modo congiunte rendono nel canto un affetto armonioso. Come le lettere dell’alfabeto, se sono congiunte a caso, spesso non si accordano nel combinare parole o sillabe, così nella musica vi sono solo certi intervalli che possono creare sinfonie: la sinfonia è infatti il dolce suonare di differenti note tra loro congiunte”.
Occorre ricercare una congrua combinazione di suoni…che per i teorici antichi era solo quella che si realizzava tra le nota successive costituenti una melodia, per il teorico medievale è anche quella che si realizza tra le note contemporanee di 2 linee melodiche eseguite ad altezze diverse.
Il repertorio liturgico viene modificato, cioè le melodie vengono accompagnate nota per nota da un’altra o più altre melodie così da comporre una struttura occupante una nuova dimensione della spazio sonoro.
NASCE LA POLIFONIA (diaphonia poi successivamente detta organum)
Qualunque possa essere stata l’origine della polifonia, essa appare fin dalle prime formulazioni inserita in una concezione musicale dotta.
(E’ l’insieme simultaneo di più suoni o di successioni combinate di suoni aventi distinta individualità. Sotto l’aspetto verticale, ossia della contemporanea emissione di suoni, la polifonia è oggetto dell’armonia, sotto l’aspetto orizzontale, cioè dello sviluppo simultaneo nel tempo di più successioni di suoni (dette voci o parti) la polifonia è oggetto del contrappunto).
La storia della musica occidentale è sostanzialmente il risultato del processo di combinazioni di più suoni simultanei cioè della polifonia. Il concetto di polifonia si contrappone a quello di monodia, ovvero di voce sola o parte (anche se con accompagnamento) in quanto questa forma valorizza solo la melodia, mentre delle altre parti non fa che un sostegno armonico.
La contestualità delle differenti linee melodiche genera incontri di suoni ora consonanti ora dissonanti, sicchè il risultato non consiste in un “uniformi canore” bensì nella combinazione di elementi contrastanti che si fondono in un “concentu concorditer dissono”.
Questa espressione riflette la concezione, che fu proprio tanto della cultura classica quanto della cultura cristiana di un ordine universale in cui trovano composizione i contrasti particolari; così la polifonia o l’immagine sonora dell’armonia del mondo.
Dalla “Musica enchiriadis” il monaco Guido riprese nel suo trattato Micrologus (1025 – 26) sia la trattazione della diaphonia sia il riferimento al modello linguistico, spostando però l’attenzione sull’analogia tra l’ordinamento del materiale verbale nel discorso poetico e l’ordinamento del materiale musicale nella composizione.
DIAPHONIA: termine con cui nell’antica teoria musicale greca, si indicava la dissonanza /tutti gli intervalli, salvo quarta, quinta e ottava) in opposizione a symphonia (consonanza) (nel medioevo fu usato per designare l’organum e presso alcuni autori anche il discanto)
Cantando insieme possono anche prodursi dissonanze, uno dei famosi casi è il tritono (intervallo fa – si) detto “diabulus in musica”, durezze armoniche.
Come nella metrica letteraria si distinguono i pedes, costituiti da 2 o più sillabe (giambi, dattili, …) e i versus, costituiti da 2 o più pedes, così in una melodia si possono individuare i
- neume, raggruppamenti di 2 o più note e le
- distinctiones, sequenze di 2 o più neume.
Con l’istituzione di questo parallelismo Guido intendeva proporre le strutture regolari della forme poetiche come modello per un ordinamento regolare anche nelle forme musicali: il compositore dovrebbe cioè cercare di costruire il suo pezzo mediante la costituzione di sezioni omogenee quanto ad ampiezza e di numero di elementi così come fa il poeta rispettoso della norme metriche.
I Riferimenti di Guido alla metrica letteraria si collocano nell’ambito di una tradizione, risalente ancora all’antichità classica, secondo cui la metrica stessa era considerata parte della disciplina musicale.
Il più noto es. di questa concezione è il trattato di Sant’Agostino “De Musica” che è, in realtà prevalentemente una trattazione sulla metrica.
Del resto la classificazione formulata da Isidoro da Siviglia nelle “Etimologie” (Inizio 7°sec e poi tanto spesso ripetuta dagli scrittori medievali) prevedeva una divisione della musica in 3 parti : armonica, ritmica metrica; la musica metrica è appunto quella che conosce la misura dei diversi metri.
Poiché l’opera di Guido ebbe diffusione in tutta Europa ed esercitò influenza su tutti i trattatisti successivi anche il tema della corrispondenza tra linguaggio e musica continuò ad avere circolazione nelle cultura musicale. Adotta infatti nell’analisi delle melodie liturgiche una partizione in: principium, medium, finis, così come la retorica distingueva l’esordio, il corpo centrale e la conclusione di un discorso: criterio che sarà applicato anche alla polifonia nel secolo successivo:
3 cose è necessario sapere per comporre un organum,(composizione a due voci, la prima composizione polifonica) cioè in qual modo si comincia, con quale ordine si procede, in quale forma si conclude. Regolare ordinamento della composizione musicale…
La pratica di improvvisare secondo formule prestabilite una 2° voce che accompagnasse nota contro nota le melodie liturgiche, fu la formula di polifonia in uso per tutto il medioevo in tutta Europa, ma tra la fine del 12° e l’inizio del 13° i musicisti attivi presso la chiesa di Notre Dame in Parigi cominciarono a realizzare strutture polifoniche di dimensioni e complessità mai sino allora raggiunte; eseguiti a 3 o 4 voci. Si rese allora necessario introdurre nella pratica e nella teoria della musica un elemento mai sino allora considerato: un sistema che attraverso al misurazione precisa della durata relativa dei suoni, permettesse di governare il contemporaneo fluire nel tempo delle diverse voci. Mentre prima la musica aveva regolato solo la mensura localis, la misura dello spazio cioè l’altezza delle note ora deve regolare ance la mensura temporalis, la misura del tempo, cioè la durata della note. Il sistema del mensuralismo sarà quello che consentirà di definire i precisi rapporti di valore tra una nota e l’altra.
Il musicista trovò naturale ricorrere alla metrica come a dottrina che gli era famigliare e che gli offriva modelli facilmente trasferibili per analogia nel campo.
Alessandro de Villa Dei scrive “Doctrinale” un trattato di grammatica che spiega 6 modi principali usati nell’organizzazione del ritmo che corrispondono a sei piedi della metrica classica, diversi in base alla combinazione di sillabe lunghe e brevi, durate lunghe e brevi, la sillaba breve si esegue in una misura, mentre la lunga dura un tempo doppio…Fu elaborato così un vero e proprio sistema di valori musicali, che col nome di MUSICA MENSURABILIS divenne presto un settore della disciplina musicale equivalente a ciò che era la metrica nell’ambito delle discipline del linguaggio. La musica misurata è così chiamata dalla misura delle note, come nella grammatica, la metrica è così chiamata dalla misura delle sillabe; lunga e breve. In effetti come nella metrica anche nella musica furono stabiliti 2 valori fondamentali, uno maggiore e uno minore i quali come nella metrica anche nella musica ricevettero la denominazione rispettivamente di nota lunga e nota breve. Nella composizione musicale essi si susseguono l’un l’altro secondo 6 combinazioni fisse dette “modi” che sono così descritti.
In un trattato, attribuito a Giovanni di Garlandia: il modo ha a che fare con i 6 modi classici:
- il 1°consta di lunga- breve- lunga- breve…
- il 2° di breve- lunga – breve- lunga…
- il 3° di lunga- breve- breve lunga- breve- breve
- il 4° breve - breve lunga – breve- breve- lunga…
- il 5° tutte lunghe
- il 6° tutte brevi
Tali schemi corrispondevano esattamente ai principali piedi della metrica antica.
Nella composizione i piedi musicali venivano utilizzati in sequenza di 2, 3, 4, o più detti ordines; tali sequenze erano separate tra loro da una pausa che sostituiva la nota finale dell’ultimo piede.
Gli ordini 1°, 2°, 3° ecc in quanto formati da 2, 3, 4, o più piedi musicali corrispondono evidentemente ai versi della metrica antica che si definivano dimetri, trimetri, tetramedri…a seconda appunto del numero dei piedi metrici da cui erano costituiti. Di conseguenza l’intera composizione polifonica nella sue diverse voci risultava strutturata nell’organizzazione delle durate temporali in modo analogo ad un poema classico.
E’ un momento essenziale nella trasformazione della composizione musicale.
La musica degli organiste e discantores di Notre Dame è un fenomeno di natura diversa per il modello letterario cui si ispira, per l’elaborazione teorica che l’accompagna per la complessità della strutture che realizza.
Questo processo di acculturazione della musica ha anche un risvolto materiale. In effetti i musicisti che componevano e predisponevano per l’esecuzione strutture musicali costituite da più voci organizzate, secondo una precisa successione di valori, strutture quindi troppo complesse per essere padroneggiate con la sola memoria e affidate alla sola tradizione orale, provvidero ad elaborare un sistema di segni che consentisse di ordinare e di conservare sulla pagina la musica mensurabilis.
Figure semplice furono definiti i segni che rappresentavano singole note (lunga e breve)Figure composite (o ligate, quindi legature) i segni che rappresentavano più note, e ancora una volta la terminologia era tratta dalla grammatica, in cui la distinzione indicava rispettivamente i vocaboli semplici ed i vocaboli composti. E’ ovvio che costituendosi in sistema di scrittura, la polifonia misurata limitasse automaticamente la sua piena comprensione ed il suo pieno uso ai soli possessori del sistema stesso (ricorro Pitagora e la sua concezione misterica ed elitaria del sapere)…
Come al letterato fu necessaria la tecnica dello scrivere…così anche al musico è necessaria la tecnica del comporre. Fin da quando aveva cominciato ad insegnare che la linea di una melodia poteva essere rappresentata graficamente nello spazio di una pagina, Guido aveva richiamato l’attenzione sulla corrispondenza tra disegni musicali.
Per esempio l’effetto speculare di una figurazione esposta all’acuto e subito riesposta al grave: (“come quando vediamo la nostra immagine riflessa nell’acqua di un pozzo”), oppure il caso di una melodia che discenda e poi risalga attraverso gli stessi intervalli. Procedimento musicale della ripetizione. ( concetto di ripetizione: parallelismo con ripetizione della musica minimalista…anche se a distanza di secoli!)
Del resto nel corso del 12° sec. apparvero anche diversi trattati riguardanti la composizione della polifonia misurata: per quanto informativi sulla combinazione della voci, sui modi e ordini, sulla scrittura della musica mensurabilis, essi risultano però piuttosto reticenti circa i veri e propri procedimenti di composizione e tanto più circa le forme di ornato. La polifonia misurata assume dalla letteratura anche l’ideale di una produzione intenzionalmente difficile e destinata ad una ristretta cerchia di intenditori. Di qui una certa riluttanza a comunicare i segreti del mestiere.
Si raccomanda di “custodire gelosamente nel cuore le regole delle composizione perché ciò che da pochi è conosciuto e onorevolmente riservato perde valore se è divulgato”. Musica riservata che avrà lunga vita nella storia della polifonia misurata sino al 1500.COLOR musicale: è un procedimento compositivo che consiste nella ripetizione di un motivo discendente sui gradi discendenti continui della scala. La repetitio nell’ambito della stessa voce è il color musicale consistente nella riesposizione di un motivo musicale già precedentmente esposto: l’udito trae piacere dal riconoscere ciò che gli è già noto.
La struttura polifonica consente l’applicazione di una forma particolare di repetitio: quando cioè la riesposizione del motivo musicale avviene in una voce diversa da quella che lo aveva esposto per la 1° volta.
MOTO CONTRARIO: mentre una voce scende l’altra sale
MOTO OBLIQUO: mentre una voce scende o sale l’altra, si mantiene sulla stessa linea
L’elaborazione di una teoria dei generi musicali non è altro che un ulteriore manifestazione di quel processo di organizzazione della musica mensurabilis come forma d’arte colta .
La musica polifonica è detta regularis o canonica da Giovanni de Grocheo, cioè seguente una regolare misura del tempo, per cui si definisce anche mensurata, una musica ecclesiastica cioè destinata al servizio religioso e non solo volgare.
La musica misurata è fatta sulla base di caratteristiche tecniche: si tratta delle musiche polifoniche, siano esse sacre o profane, da ciò risulta con particolare evidenza l’autonomia artistica riconosciuta a questo tipo di musica. Sua caratteristica principale è l’uso del concetto di tempo che secondo la definizione aristotelica è la misura del movimento.
Il tempus perfectum è l’unità di misura del tempo musicale che consente di misurare esattamente la durata di tutte le voci di una composizione musicale così come il movimento dei corpi celesti consente di misurare il tempo fisico. Anche in campo musicale quindi, come in molti altri aspetti della vita sociale è questa l’epoca di un radicale cambiamento nella concezione del tempo.
Non più il tempo della chiesa, la misura indefinita della melodie liturgiche, bensì il tempo del mercante, la misura precisa della polifonia artistica. Anche nel caso della musica misurata comunque, ha luogo una tripartizione che sembra sott’intendere una retorica differenziazione di stili:
- alto per il motetus
- mediocre per l’organum, che ha come sottospecie il conductus
- basso per l’hoquetus
Quello polifonico è un vero modus componendi, che crea figure “geometriche” musicali.
Organizzazione ritmica dei modi e ordini, tante voci…La costituzione della struttura polifonica procede come la costruzione di un edificio o la formazione di un organismo naturale: prima le parti principali e poi le secondarie. Il compositore inizia dalla voce più bassa, detta tenor, e prosegue con successive addizioni delle voci superiori denominate rispettivamente duplum, triplum, quadruplum. Il senso della costruzione è espresso dalla comparazione del tenor a “le fondamenta su cui poggiano tutte le altre parti di un edificio.
Metafora architettonica usata nella verbalizzazione di fenomeni musicali.
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