Ricerca di simmetria, ordine, proporzioni da conseguire non per il gusto di freddo schematismo ma con l’intento e per il bisogno di chiarezza e unità.
RIPETIZIONE, nell’ambito della stessa voce, delle stesse note. Espediente estetico che consente la graduale scansione del pensiero musicale fissandone nella memoria le differenti fasi e preparando lo sviluppo successivo.
TECNICA RETROGRADA: melodia presentata all’indietro, dall’ultima nota alla prima (tecnica contrappuntistica)
CACCIA: procedimento contrappuntistico chiamato in seguito CANONE
Una voce inizia la melodia da sola (ossia fugge) ed è seguita dopo un intervallo temporale, da una o più parti che le “danno la caccia” ripetendo il disegno armonico.
CANONE
Significa “regola”….questo tipo di composizione è forse la manifestazione più tipica della razionalità in musica. Essa è stata definita nel 1474, nel classico “Definitorio dei termini musicali” di Tinctoris come “regola che indica l’intenzione, in qualche modo nascosta, del compositorie”
Struttura musicale spesso usata in un brano musicale, soprattutto nella Fuga. La caratteristica dei canoni è di avere un certo numero di parti, voci, isomorfe fra loro (vocali o strumentali). Si passa da un minimo di 2 ad un massimo di 36 (massimo storico) di una composizione di Ockeghem del 1400. Consiste nel fare iniziare una melodia da una sola parte(detta antecedente) e di farla seguire, dopo un dato intervallo temporale, da una diversa parte che imita rigorosamente, (anche partendo da una nota diversa) il disegno melodico proposto dalla parte che ha iniziato. Se il canone ha più di due voci, le entrate delle altre parti, dette conseguenti, seguono a distanze che possono anche essere irregolari. Molto praticato nel 1300 (Ars nova) e nel 1400 dai fiamminghi, rimase in uso anche in seguito in ogni tipo di composizione musicale. Accanto alla forma descritta, detta canone diretto, si hanno anche i
- canone inverso o per moto contrario: dove la parte che risponde alla prima propone gli intervalli di questa in direzione inversa. Le due parti procedono per intervalli di direzione opposta, cioè quando una sale l’altra scende
- canone a specchio: l’inversione comincia simultaneamente con l’inizio della prima parte
- per aggravamento e diminuzione: i valori ritmici della risposta, che può essere simultanea, sono allungati o ridotti rispetto alla proposta…
- finito: deve avere allora una conclusione libera
- infinito perpetuo: quando il gioco imitativo si ripropone circolarmente senza giungere ad una chiusa.
- a spirale: costruiti in modo da poter essere ripetuti ad altezze diverse da quelle di pertenza
- cancrizzante: in cui il conseguente riproduce esattamente, anche nei valori di durata, l’antecedente, ma a ritroso, ossia procedendo dall’ultima nota alla prima.
- canone enigmatico: nella polifonia fiamminga primitiva, tipi di composizione in cui le parti dette conseguenti venivano dedotte dalla parte data (antecedente) in base ad un procedimento che doveva essere indovinato dalle parole di un motto o di un enigma.
E’ il compositore che gioca al gatto ed al topo con l’esecutore, omettendo poche o molte informazioni relative alle varie voci. Vi sono 3 esempi nell’”Offerta musicale” di Bach.
Per realizzare l’isomorfismo, nella polifonia fiamminga e italiana dal 1400 al 1600 si usavano modi aritmetici.
La proporzionalità, cioè la lettura della stesse note con valori diversi, in proporzione intera o frazionaria
La mensuralità, cioè la lettura delle stesse note con metri diversi.
L’intera “Messa delle prolazioni” di Ockeghem è costruita doppiamente in questo modo, con le voci superiori che eseguono una stesa melodia in 2/2 e ¾ e quelle inferiori che eseguono la melodia inversa in 6/8 e 9/8, con un bell’esempio di poliritmia.
Nella musica barocca del 1700 invece si preferiscono isomorfismi geometrici (canone inverso, retrogrado, a specchio)
Seguendo la rappresentazione grafica di una Fuga di Bach di Henri Nouveau (1944), una melodia si può rappresentare matematicamente mediante una funzione a gradini, dove l’altezza e la lunghezza di gradini corrispondono in maniera iconica all’altezza e alla durata dei suoni.
Come i canoni a specchio sono esempi musicali di palindromi, così i canoni perpetui lo sono di testi circolari; possono cioè essere suonati all’infinito, perché ritornano al punto di partenza.
Il modo più ovvio di scrivere i canoni è comunque in forma aperta.
Poiché tutte le voci sono isomorfe, in teoria basta scriverne una, ed indicare dove e come inserirne altre: ad esempio specificando il tipo di canone nel titolo, e dando le coordinate verticali sullo spartito mediante chiavi poste agli inizi della partitura. E le coordinate orizzontali mediante un segno apposito che indichi quando far iniziare la voce corrispondente. Si ottiene così la forma chiusa, che però non è sempre semplice da decifrare: se non altro perchè bisogna risolvere il problema di come far terminare le varie voci allo stesso tempo. Ad esempio i famosi canoni dell’”Offerta musicale” di Bach, scritti in forma chiusa, sembrano essere stati risolti per la prima volta da Oley J. nel 1763, soltanto 16 anni dopo la composizione dell’opera nel 1747, ed hanno continuato a far discutere i critici per decenni.
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