ZARLINO JOSEFFO 1517 – 1590
Teorico musicale, sacerdote di Chioggia e compositore
1517 “Dimostrazioni armoniche”
1588 “Sopplimenti musicali”
Scrive 1558 “Istitutioni armoniche”
“La musica essere di due sorti, Animastica , & Organica . L'una è harmonia, che nasce dalla compositione di varie cose congiunte insieme in un corpo. L'altra è harmonia, che può nascere da varij istrumenti”
Egli riprese – integrandolo con le principali novità dovute al cristianesimo – l'idea di fondo sottesa a platonismo e pitagorismo. Le regole eleganti e precise di Pitagora riguardo le regole dei rapporti musicali, sono il fondamento della musica di Zarlino e della musica del Rinascimento.
La sua proposta è chiara: la musica è l'espressione di una caratteristica formale del mondo. Il mondo è ordinato e la musica esprime la forma di quest'ordine. Infatti egli articola la cosiddetta musica animastica in due grandi tropi:
- la musica humana: questa riguarda l'abituale pratica compositiva e strumentale.
- la musica mundana (sulla scorta della riflessione boeziana): questa esprime qualcosa di più: si tratta della composizione di elementi a livello universale, di una sintesi realizzata tramite una sorta di composizione chimica (i quattro elementi di Aristotele), oppure tramite l'alternanza ciclica degli accadimenti (ad esempio le stagioni) che costituiscono un cosmo ordinato e stabile, come possiamo osservare nel movimento regolare dei pianeti:
“La Mondana è quell'harmonia che non solo si conosce essere tra quelle cose, che si veggono & conoscono nel ciel : ma nel legamento degli Elementi, & nella varietà de i tempi ancor si comprende”.
Ci sono implicazioni epistemologiche di questo atteggiamento che non valgono solo per la musica: ad esempio, se il movimento dei pianeti è una musica allora il tema pitagorico è riproposto nella sua completezza. Così come la musica è espressione di leggi matematiche, anche il movimento dei pianeti lo è: quindi musica e astronomia sono due diverse manifestazioni della stessa architettura matematica. Entrando poi nel merito dello scrivere musica, Zarlino propone tutta una serie di analogie a partire da questa concezione universale, analogie che devono fondare anche le regole per la composizione musicale. Cioè, una composizione musicale è bella se ha dei rapporti analogici con la bellezza naturale della musica mundana .
Si tratta di un'importante opzione estetica: l'arte è imitazione della natura, ma nel senso che imitare la natura vuol dire imitarne le leggi e non gli oggetti che la costituiscono .
Per esempio, nell'attribuzione delle quattro voci utilizzate ai quattro elementi aristotelici.
Insomma, in un certo modo, la bellezza musicale è uno specchio della bellezza naturale – per Zarlino l'arte è mimesis , imitazione – che, a propria volta, è una “manifestazione”, una figura di determinate leggi matematiche. Siamo dunque in pieno pitagorismo e questo tema sottende quello che, da allora, concerne la cosiddetta “armonia delle sfere”.
Riguardo alla musica, la sua è dunque una teoria rigorosamente matematica che definisce il modo maggiore e minore; il primo ottenuto dalla successione ascendente di 6 suoni in rapporto intervallare semplice (analoga, benché non identificabile storicamente, con quella dei primi 6 suoni della serie delle armoniche, scoperte nel 1701 da Sauver).
Il secondo artificialmente, dalla successione simmetrica discendente di 6 suoni corrispondenti.
Il sistema zarliniano determinò il successivo sviluppo della teoria musicale, impostando il principio della tonalità moderna. Ma i trattati di Zarlino non si limitano a svolgere solo problemi di acustica o di rapporto fra i suoni: notevoli sono anche le sue delucidazioni sul contrappunto, tecnica del canone, strumenti musicale, notazione.
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